12 Febbraio 2017

Terzo altare a destra

GRAZIO COSSALI
(Orzinuovi 1563 – Brescia 1629)
San Carlo intercede presso la S.S. Trinità per le anime del Purgatorio’

Nulla sappiamo dalle fonti circa la sua prima educazione artistica: ‘L’ultima cena’ della chiesa di Rudiano (Brescia) del 1580, mostra impacciato e privo di guida nell’esecuzione delle figure. La tela “Madonna e Santi” nella chiesetta di Ma lesina a Bedizzole, di due anni successiva, mostra un alunnato assiduo presso il pittore Luca Mombello, discepolo del Moretto.

Non si sa con certezza se il Cossali abbia incontrato S.Carlo Borromeo durante la sua visita apostolica a Orzinuovi nel 1580; di certo è che il Santo milanese fu rappresentato in moltissime pale sacre, che hanno più l’aspetto di ritratti che di ripetizioni accademiche. Il miglioramento si vede ulteriormente nella grande tela ‘L’incoronazione della Vergine e Santi’ nella sacrestia della parrocchia di Orzinuovi (1584). Nel 1587 l’artista è a Cremona , nel convento di S.Domenico, ricercato dalla giustizia per alcuni criminali disordini da lui compiuti nel suo paese. Inizia così una collaborazione fitta con l’ordine domenicano, dovuta presumibilmente all’appartenenza di un congiunto all’ordine stesso: Soncino, Chiesa di S.Giacomo, Milano Chiesa di Santa Maria della Rosa (1524) , Pavia Chiesa di San Tommaso (1595), Alessandria Chiesa dei domenicani di Bosco Marengo (1597), a Brescia Chiesa di S.Domenico e ad Ozinuovi nel convento Domenicano. La pittura del Cossali risente ora delle suggestioni degli aggiornamenti lagunari arrivati a Brescia con le opere di Palma il Giovane e soprattutto del Tintoretto, dal quale il Cossali desume parte dei propri tipi maschili e femminili e la caratteristica di impiegare la luce in zone contrapposte di chiari e scuri.

Significative sono la ‘Madonna del Rosario’ della parrocchiale di Ome, la ‘Caduta della Manna’ (ora Palazzo civico a Cremona) , i ‘S.S. Giacinto e Alberto’ nella Chiesa di S.Maria  a Cantù, l’Annunciazione per la parrocchiale di Pradalunga (BG), la ‘Pentecoste’ per il duomo di Castiglione delle Siviere e ‘l’Annunciazione’ del Santuario della  Madonna della Scoperta di Lonato.

La seconda metà della vita del Cossali, per quanto si può dedurre dai pochi documenti ritrovati, dovette svolgersi tutto tra la casa di Brescia e la Villa di Orzinuovi, dove passava il periodo estivo, senza smettere il lavoro.

Ne fa fede il cospicuo numero di tele lasciate nel Borgo natale: nella Chiesa di S.Domenico, in S.Maria del Cornerio ( S.Carlo Borromeo presenta Orzinuovi alla Vergine – 1614 ) e nella Parrocchiale.

E’ il periodo di più costante qualità: destinato alle chiese di Brescia la grandiosa ‘Adorazione dei Magi’ nella Chiesa della Madonna delle Grazie; ‘Il Martirio di S.Anna e S.Cecilia’ per S.Gaetano, ‘L’elemosina di S.Carlo Borromeo’ per S.Carlo alla Casa di Dio, il ‘Cristo sul calvario incontra sua Madre’ per S.Lorenzo, ‘Cristo spogliato’ (oggi alla Pinacoteca Tosio-Martinengo) , ‘La Vergine, Santi e Anime purganti’ in S.Maria del Carmine, la ‘SS. Trinità con S.Carlo Borromeo e S.Ambrogio’ in S.Maria Calchera.

Due lettere datate 21 e 28 ottobre 1626 dove il Cossali inviava a Milano il figlio Giacomo per un affare ed il fatto che dopo il 1626 non esistono più opere del Cossali datate, fanno supporre che non fosse più in buona salute e preferisse affidare il figlio alla direzione della bottega, che, doveva essere molto attiva. Questo ha portato ad attribuire in modo incerto al Cossali una vasta serie di opere.

L’atto di morte del pittore, datato 4 dicembre 1629, presso la Chiesa di S.Agata in Brescia, non precisa la causa del decesso, ma secondo la tradizione il Cossali sarebbe morto per un colpo di archibugio sparato dal figlio Giacomo per questioni di interesse. Dipinse prevalentemente ad olio, affrontò l’affresco raramente e realizzò solo pale sacre in quanto non si conoscono altri soggetti dipinti.

Di ottima perizia tecnica non così si può dire della cura esecutiva, che talora viene meno a causa della febbrile attività a cui si univa una sua inevitabile fretta. Ma la capacità di realizzare frettolosamente i temi richiesti dai committenti con ampie scene in cui non manca nessuno degli spunti devozionali della controriforma , gli permise di soddisfare i numerosi incarichi dei religiosi, i quali , come dimostrano i documenti dovettero apprezzarlo più degli esperti d’arte.

Il santo raffigurato

SAN CARLO BORROMEO VESCOVO

Quella di S.Carlo Borromeo è la voce di uno dei più grandi vescovi nella storia della Chiesa: grande carità, grande nella dottrina, grande nell’apostolato ma grande soprattutto nella pietà e nella devozione. “Le anime – dice questa voce – si conquistano con le ginocchia”. Si conquistano cioè con la preghiera, e preghiera umile. S.Carlo Borromeo fu uno dei maggiori conquistatori di anime di tutti i tempi. Era nato nel 1538 ad Arona, nella Rocca dei Borromeo, padroni e signori del Lago Maggiore e delle terre rivierasche. Era il secondo figlio del Conte Giberto e quindi, secondo l’uso delle famiglie nobiliari, fu tonsurato a 12 anni. Il giovane prese la cosa sul serio: studente a Pavia, dette subito prove delle sue doti intellettuali. Chiamato a Roma, venne creato Cardinale a soli 22 anni. Gli onori e le prebende piovvero abbondanti sul suo cappello cardinalizio, poiché Papa Pio IV era suo zio.

Amante dello studio, fondò a Roma un’ Accademia secondo l’uso del tempo, detta delle ‘Notti Vaticane’. Inviato al Concilio di Trento , fu secondo la relazione di un ambasciatore , più esecutore di ordini che consigliere. Ma si rivelò anche un lavoratore formidabile, un vero forzato della penna e della carta. Nel 1562, morto il fratello maggiore, avrebbe potuto chiedere la secolarizzazione per mettersi capo di famiglia. Restò invece nello stato ecclesiastico e fu nominato Arcivescovo di Milano nel 1563, a 25 anni.

La sua arcidiocesi era vasta come un regno, estendendosi su terre lombarde, venete, genovesi e svizzere. Il giovane vescovo la visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli. Fondò seminari, edificò ospedali ed ospizi. Profuse, a piene mani, le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Nello stesso tempo, difese i diritti della chiesa contro i signorotti e potenti. Riportò l’ordine e la disciplina nei conventi, con un tal rigore da buscarsi un colpo d’archibugio sparato da un frate indegno, mentre pregava nella sua cappella. La palla non lo colpì, e il foro sulla cappa cardinalizia fu la più bella decorazione dell’arcivescovo di Milano.

Durante la terribile peste del 1576 quella stessa cappa divenne coperta dei poveri, assistiti personalmente da S.Carlo.

La sua attività apparve prodigiosa, come organizzatore e ispiratore di confraternite religiose, di opere pie, di istinti benefici.

Milano, durante il suo episcopato, rifulse su tutte le altre città italiane. Ma per quanto robusta, la sua fibra era sottoposta ad una fatica troppo grave . Bruciato dalla febbre, continuò le sue visite pastorali, senza mangiare, senza dormire, pregando ed insegnando.

Fino all’ultimo continuò a seguire personalmente tutte le sue fondazioni, contrassegnate dal suo motto, formato da una sola parola: humiltas.

Il 3 Novembre del 1584, il titanico vescovo di Milano crollò sotto il peso della sua insostenibile fatica. Aveva soltanto 46 anni e lasciava ai milanesi il ricordo di una santità seconda soltanto a quella di un altro grande Vescovo milanese: Sant’Ambrogio.

L’opera

Nel libro “Il Cossali Grazio” del Prof. Anelli, si legge “Il quadro SS.Trinità con S.Carlo e anime purganti fu attribuito al Cossali da Padre Felice Murachelli nel suo libro ‘La pittura a Brescia nel 600 e 700’”. (pag. 335).

S.Carlo campeggia, paludato in un grande piviale dorato, nella sezione destra del dipinto e rivolge lo sguardo alla SS.Trinità, mentre accenna in basso ad alcune anime purganti che affondano nelle fiamme e tendono le braccia verso gli angeli che vengono in loro soccorso volando.

Lo schema della composizione – piuttosto affollata e disordinata – è a spirale ed è caratterizzata da una bella circolazione atmosferica attorno ai personaggi che, così isolati, acquistano un’insolita leggerezza e libertà. Purtroppo molti angoli devono essere riempiti con figure usate come quinte. Leggerissimo è comunque il volo dei puttini a sinistra, che servono a legare la sezione superiore con quella inferiore del dipinto e fungono da tramite per la divina misericordia che solleva le anime dal basso. La paternità cossaliana sembra suffragata dal disegno per alcuni aspetti, ma non è cosa assolutamente certa.

Il S.Carlo esce un po’ dai consueti schemi cossaliani per l’espressione del volto e deve essere ricollegato a quelli di Prabione e Senica . Ovviamente se si accettano queste attribuzioni al Cossali fatte dal Murachelli e dal Guerrini, bisogna accettare anche l’attribuzione di Castenedolo. Anche l’inconsueto rosa antico setoso del manto del Santo si ricollega a quello di Prabione. Il gruppo della SS.Trinità ha il gusto di Palma il Giovane, mentre al Gandino, va riferita la tipologia femminile della purgante al centro. Il S.Carlo può essere avvicinato con molta si lucentezza a quello della parrocchiale di Travagliato, che però preferiamo togliere dal catalogo di Cossali e riferire al Gandino.

Questo è il libro dell’Anelli.

Da recentissime ricerche nell’archivio parrocchiale è stata rinvenuta una lettera , datata 7 giugno 1944, che la curia vescovile, nella persona del segretario Don Angelo Petrobelli, ha inviato all’Arciprete di Castenedolo .

Nella lettera di legge: “E’ vivo desiderio di S.E.Mons. Vescovo che le opere d’arte tuttora esistenti nelle chiese di Brescia e non ancora tutelate abbiano ad essere messe al sicuro da eventuali danni di guerra. D’accordo quindi con la Sovrintendenza ai Monumenti e alle Belle Arti, fa presente la necessita di provvedere alla salvaguardia delle opere citate in calce che si trovano nella chiesa di Castenedolo …..”.

Ora, in questo elenco in calce, oltre alle opere del Moretto , dell’Hayez e di Palma il Giovane si leggono:

Gandino: Natività
e
Cossali: S.Carlo.

E’ da presumere pertanto un’attribuzione fatta dalla curia in base a conoscenze o dati in loro possesso.

Terzo Altare A Destra
Terzo Altare A Destra