18.000 pezzi e oltre

Conoscendone, come si usa dire, vita, morte e miracoli, credo mi sia concesso,  desiderandolo vivamente, di presentare l’autore di questo libro sull’argomento puzzle:

Il Signor Berardi Giambattista è nato ad Ospitaletto (BS) il 6 aprile 1948.

Da 45 anni è sposato con la Sig.ra Peserico Maria Linda, nata a Valdagno (VI) il 15 luglio 1950, proveniente dal paesino di San Quirico, nei pressi di Recoaro ed abita a Castenedolo in Via della Resistenza n.23.

I suoi tre figli: Daniela del 73, Stefano del 76 e Luigi dell’ 84 sono sicuramente più conosciuti di quanto non lo sia il padre che, per indole, attitudini o modo di essere è molto meno appariscente nonostante il peso e la sua mole ed è forse più riservato non amando particolarmente apparire, quasi costretto, né recarsi in locali pubblici quali il cinema, il teatro, né partecipare a riunioni o manifestazioni; così come abitualmente non frequenta bar, ristoranti, mense e pizzerie se non per rare eccezioni.

Fra i pochi ambienti bazzicati ci sono i supermercati, dove il potersi interessare personalmente degli acquisti e delle spese in genere lo ringiovanisce nel ricordo del suo lavoro e gli garantisce un ritorno anche economico nel seguire la dinamica delle offerte e l’andamento dei prezzi, ma anche in questo caso non tutto gli va a genio, ragione per la quale lui stesso ama definirsi un “orso bonario e brontolone”.

Per seguire la ditta Italfrutta spa nello spostamento dalla sede di Brescia nella nuova centrale dei supermercati Italmark, denominata Italgros, nel nostro paese, per il manifesto interessamento e desiderio dei suoi datori di lavoro, si trasferisce nel 1977 da Ospitaletto a Castenedolo.

Pur non avendo alcuna risorsa per l’acquisto di un appartamento in un complesso residenziale nuovo, in una zona in quel momento quasi fuori dal centro, dove risiedere con la propria famiglia, ”impiccandosi”, come diceva lui stesso, “nella speranza di indovinarla”, accetta il trasferimento rischiando sulla sua pelle e su quella di moglie e figli, acquistando un appartamento delle “case Farina” o “Case verdi”, come al tempo venivano chiamate. E conclude con: “ ma forse mi è andata bene”.

Nella nuova ditta Italgros svolge per altri trentuno anni sempre mansioni impiegatizie, diversificate ed in settori multipli fino alla pensione qualche anno prima che l’azienda cambi di nuovo il nome in “Italbrix” per l’acquisizione e l’assembramento delle due ditte, Italgros e supermercati Family Market, in una unica.

Ma proprio il continuo ed assiduo impegno lavorativo, non ha permesso al nostro autore, per tanti anni, una grande compartecipazione alla vita quotidiana del paese, al punto che in più occasioni la moglie gli ricordava di non aver sposato il suo lavoro.

Solo nelle domeniche libere da impegni, nei giorni di festa o durante le ferie che riusciva ad ottenere, Gianni, come lo chiamano famigliari ed amici, preferiva la visita ai genitori ed ai parenti di Ospitaletto  ed, in alternanza, ai suoceri ed ai cognati di San Quirico, nella valle dell’Agno, anziché rapportarsi con le persone, gli ambienti, le situazioni ed interessarsi dell’andamento politico o delle vicende religiose, cose con le quali   anche Castenedolo doveva confrontarsi. Ma, forse, ciò era comprensibile, almeno fino a ché i ragazzi erano in età scolare.

L’andazzo lavorativo si è prorogato, poi, per i piccoli problemi personali e di salute che, però, non gli hanno più permesso una grande autonomia di tempo, al punto da prediligere di rimanere quasi sempre in casa, per ogni evenienza.

Gli hobby che ha avuto fin da giovane, quali la pittura, il traforo, i piccoli lavori di falegnameria e del “fai da te”, la tivù, la visione delle partite ed il dilettarsi nelle composizioni, oggi, da pensionato, è ciò che con più facilità riesce a coltivare e svolgere. Così, mentre segue le vicende internazionali ed i notiziari nazionali, regionali o provinciali, gli avvenimenti sportivi in genere ed il pallone in particolare, si diletta con quanto l’applicazione alle costruzioni e la passione per i puzzles gli hanno trasmesso.

Da quando, infatti, ha intuito, trent’ anni fa, come gli intarsi sono combinati ed intrecciati fra di loro, ha iniziato un percorso diverso, con il desiderio di costruire appena avesse avuto tempo ed occasione, puzzles di dimensioni più grandi e di manifestare agli altri i segreti della scoperta.

E così, nel 2007, ancora prima di andare in pensione, inizia la costruzione del primo grande puzzle. Un’ora per sera,  gli servono otto mesi per completare i 2.204 pezzi, senza “il metodo” e solo ad intuito come succede per tutti gli appassionati. In due mesi, poi, durante l’inverno e definitivamente a casa dal lavoro, con l’uso dei moduli, dei modelli, degli schemi e di tutto il sistema che Berardi aveva predisposto al bisogno, vengono terminate le altre cinque parti del “Cenacolo” di Leonardo da Vinci.

Dal primo rompicapo in poi, Gianni è passato ad assemblare “a getto continuo” le composizioni di notevoli dimensioni, ma sempre gestibili. Con il suo metodo operativo potrebbe intrecciare puzzles di pezzi anche molto più numerosi che nulla cambierebbe dopo l’assemblaggio del primo parziale. Ma poi??

Per questo motivo preferisce contenere le dimensioni, pur notevoli, nell’ambito della grandezza fattibile, possibile, tale da poter trovare nei magazzini del “fai da te”, assi, pannelli, cornici nelle giuste dimensioni, facilmente acquisibili, in modo da essere gestite senza difficoltà e ricerche inutili.

Il nostro autore ha costruito da allora, usando lo stesso sistema, già dieci puzzles di tre metri per uno e mezzo, di cinque soggetti diversi fra i pochi che ha trovato adatti agli ambienti di possibile collocazione e sempre della medesima ditta costruttrice per consentirgli di lavorare su identiche strutture di composizione.

Cinque di questi puzzles sono stati donati alla comunità civile e religiosa di Castenedolo e posizionati in ambienti di aggregazione che preferisco non indicare per lasciare a coloro che non fossero a conoscenza, il piacere della scoperta, nella visione dei puzzles e durante la lettura dello scritto.         Altri due rompicapo sono in cantiere per il prossimo inverno, già prenotati, ma ancora non in vendita.

In anteprima posso rivelare che andranno ad abbellire i nostri asili, durante la chiusura estiva, periodo nel quale gli verrà concessa la possibilità di collocarli. Identici nel soggetto, dovrebbero adattarsi a meraviglia per l’animazione e la fantasia dei bimbi, ma permettetemi di mantenere un po’ di riserbo sul titolo del puzzle.

Ma il donare alla comunità civile e religiosa queste opere, come sta facendo, nell’animo di Gianni ha un significato più profondo che la semplice espressione di manifestarsi o di farsi conoscere.

È la speranza di potersi scusare per i trascorsi non vissuti nel paese, quasi un risarcimento morale ed un atto di riconoscenza per il tempo che Castenedolo lo ha accolto come proprio concittadino, anche se poi, poco potrà cambiare nei prossimi anni.

Dopo la costruzione del primo grande rompicapo di pezzi 13.224 raffigurante, come già detto, l’affresco di Leonardo, cioè “L’Ultima Cena”, puzzle  che si trova nella taverna del figlio Stefano, Gianni ha avuto il desiderio di poter offrire agli appassionati, tanti o pochi, il sistema trovato che facilita l’assemblaggio di questi intarsi dai 2.000 pezzi in avanti. Con il passare del tempo e la costruzione degli altri puzzles, le intuizioni, le scoperte e le trovate adatte al raggiungimento dello scopo sono diventate un assillo anche per la ricerca di appassionare e coinvolgere altre persone per questa causa.

Il nostro autore non è però in confidenza con la tecnologia, anzi è forse meglio dire che è negato per tutto quanto la riguarda e nel modo più assoluto. E questo è uno dei motivi che lo ha spinto a scrivere la sua esperienza e la presentazione del suo metodo come fosse un racconto romanzato, con diversi spunti, qualche aneddoto, modi di dire, una poesia e visioni personali che potrebbero incuriosire, far appassionare e farsi apprezzare anche da chi non fosse particolarmente interessato alle parti tecniche dello scritto.

Se, da parte mia, potessi dare un suggerimento a chi avesse l’opportunità di avvicinare questo trattato per curiosità od anche per causalità, pur non desiderando apprenderne i segreti, vivamente consiglierei di visionare almeno quelle parti che niente hanno di tecnico ma che servono all’autore per rendere meno complicato, enigmatico e misterioso il libro su questi intarsi.

Anche il nostro primo cittadino, il Sindaco, dott. Gianbattista Groli ha avuto il piacere di condividere, dare il suo assenso, stilare la retrospezione allo scritto ed apporre, di fatto, la sua firma su tutto il lavoro che Giambattista, quasi omonimo, ha confezionato su questo argomento.

Ed io credo che questa trattazione, più unica che rara, sia da considerare come un piccolo capolavoro.

Il Parroco di Castenedolo e Capodimonte

                                              Don Tino Decca

 

 

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